La scarpetta di Venere

 

“Qui la chiamano la pantofola della Madonna, attenzione… eccola lì…” ci disse Mario all’alba della primavera, accompagnandoci per pendii a cercare il cippo che separa il nostro podere dal suo. Non conoscevo la Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus) orchidea tra le tante tipiche del monte Baldo. Pare proprio che sia una rarità e, come miracolata da tanta visione, cerco di imprimermi nella mente il luogo benedetto per tornare a osservare come si sarebbe trasformata nella santa pantofola… Ma il giorno dopo eccone un’altra proprio accanto alla casa di sasso e un’altra ancora all’imbocco della salita verso est!!! Trovo la scoperta di buon auspicio e sarei tentata di conservarne il segreto.  Pochi giorni dopo però non resisto e sto per mostrarla a Sante, ma haimè non c’è più… Calpestata inavvertitamente? Improbabile dato che non c’è alcuna traccia, forse qualcuno ha portato al sicuro la sua pianella, al riparo dagli intrusi…

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Ecosistemi e biodiversità

Disturbo? ne ho la netta sensazione. Qui tutto funziona, le piante vivono in questo luogo

luce nel bosco

luce nel bosco

da molto tempo, da quando l’uomo non ha più trovato conveniente rimanere e ha lasciato che il bosco colonizzasse i pascoli. Così il bosco radunò gli elementi più intrepidi e generosi, i Ginepri, e li inviò come pionieri in avanscoperta a preparare la futura casa dei loro compagni più esigenti. Ineluttabile l’integrazione con specie diverse in una catena in cui l’una è condizione per l’altra, per gli animali, gli uccelli, gli insetti, fino a realizzare il sistema bosco e mille altri sottostanti, l’unico bosco possibile avendo per cibo la terra e il cielo di questo luogo unico (condizioni pedoclimatiche le chiamano gli agronomi). Non poteva essere diverso da così, ontologicamente così, mi viene da dire, suscitando un profondo senso di rispetto, lo stesso senso del sacro che emana da un tempio.
E’ vero, ogni cosa è al suo posto, ma un tempio senza l’officiante o  l’uomo che prega non è completo e dunque devo indagare sul mio ruolo affinchè anche l’uomo possa reintegrarsi nella stessa natura che in un tempo nefasto ha abbandonato. Dunque proviamo a conoscerci intanto, in punta di piedi.

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Swot Analisys

sentiero

sentiero

Cosa chiedere di meglio a un luogo i cui punti di debolezza diventano in realtà nuovi e stimolanti punti di forza?
La crisi che stiamo vivendo a livello di sistema socio-economico, percepita come minacciosa, deprimente, grigia, in realtà sarà la premessa di un benefico risveglio poichè darà origine certamente a tutte le forze necessarie a superarla, come la scoperta di nuove risorse o la riscoperta di vecchi percorsi sopiti, la valorizzazione di ciò che è sempre stato in sostituzione di ciò che non meritava più di essere.
Analogamente qui c’è una terra arida e sassosa, forti pendenze, vegetazione boschiva ovunque, uno stretto sentiero, un vincolo idrogeologico, un vincolo paesaggistico, dunque secondo una visione convenzionale un podere incoltivabile, irraggiungibile, intoccabile…
Beh, questa sì è una sfida, una serie di sfide, il carburante delle azioni, delle osserv-azioni e delle contempl-azioni che seguiranno.

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La Scoperta

inverno

inverno

……Mantua me genuit…  mi modellò fino all’età adulta, e dopo maturazione in Emilia la mia caduta dall’albero approdò nell’entroterra del lago di Garda. E qui, con la certezza di aver ritrovato le forti sensazioni che nascono dall’intimo colloquio con la natura, continuo a restare…
Due espressioni opposte come la pianura Padana e il lago di Garda hanno la stessa madre, parlano la stessa lingua, e il tempo forse non è passato. Per questo continuo a restare.
E’ nuovo per me il bosco, ma il suo mistero l’ho incontrato nelle nebbie, è nuova l’impronta dei caprioli e dei camosci, ma il segno della vita sulla neve me lo ha impresso il passero e il merlo e il mio gatto in cerca di topi, è nuova la roccia che affiora, ma conosco la forza e il calore della quercia vicino a casa, è nuovo il cipresso, ma conosco la via del cielo che mi indicava il pioppo cipressino.
Dunque è il luogo giusto dove i miei semi germoglieranno per lasciare a mio figlio i doni che insieme alla terra saprò finalmente creare. Perchè da sola non son capace di nulla. Questo ho imparato.

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